QUEL PERICOLO CHE VIENE DA EST

QUEL PERICOLO CHE VIENE DA EST

il nuovo "nemico" si chiama Cina.
Sembra che la storia dell'industria automobilistica occidentale sia ciclicamente permeata dal timore di un'invasione asiatica. Poco più di trent'anni fa, nell'agosto del 1993, Quattroruote pubblicava dati della produzione nipponica considerati allarmanti. Con un tasso di motorizzazione interna basso -301 auto ogni 1000 anitanti contro le 502 dell'Italia di allora, il Paese del Sol Levante produceva 12,5 milioni di vetture, pari al 26,8% del totale mondiale. Un dato impressionante, visto che gli, allora, tre colossi di Detroit, ossia general Motors, Ford e Chrysler, insieme si fermavano al 16,2%. La cosa più scioccante era però la rapidità con la quale si era arrivati a questa situazione. Dopo la seconda guerra mondiale, il Giappone era un paese distrutto e privo di un'industria automobilistica nazionale; i suoi bisogni primari di mobilità erano soddisfatti dalle biciclette, alle quali veniva al massimo applicato un piccolo propulsore ausiliario. Ancora nel 1950, la produzione di auto si fermava a 1.954 esemplari.
Arriviamo così al 1992, anno in cui le vetture prodotte dalle Case nipponiche risultano quansi triplicate, rispetto a due decenni prima, arrivando a 9,4 milioni di unità, suddivise soprattutto tra Toyota, Nissan, Mazda e Honda.
Ed è allora, venuti meno i contingenti all'importazione in vigore fino agli anni 80, che l'Europa inizia a temere l'invasione "gialla". Le auto giapponesi sono belle, affidabili, vincenti nelle competizioni. Si chiamano Toyota Celica, Honda Civic e Nissan Micra e cosi via. La prevista invasione, com'è noto, non c'è stata. L'industria europea, pur tra mille scossoni, ha retto non soltanto l'assalto dei costruttori giapponesi, ma anche quello dei coreani, che hanno compiuto un percorso analogo. Ma la paura della minaccia asiatica non si è dissolta: ora tocca alla Cina generare ansia. Nel 2023, la produzione mondiale di auto è stata di 68 milioni di esemplari; di questi, ben 26,1 milioni hanno visto la luce all'ombra della Grande Muraglia. L'Europa si è fermata a 15,4 milioni, le Americhe a 5,1, il Giappone a 7,8. La sproporzione è schiacciante e fa pensare che, sulle nostre strade, presto arriveranno ondate di auto cinesi, molte delle quali elettriche. Così, si pensa a introdurre dazi e a rallentare la transizione verso la mobilità a batteria. Ma se la storia -come si dice- si ripete, l'industria dell'auto probabilmente prima o poi troverà un suo nuovo equilibrio.