In Italia il boom della motorizzazione arrivò negli anni '50 e '60 con lo sviluppo economico e la crescita del benessere generale, il "farsi un'automobile": un traguardo ambito da tutti che diventava via via sempre più accessibile. All'epoca l'automobile era un lusso. Negli Stati Uniti si contavano oltre 21 milioni di auto in circolazione, subito a seguire c'erano gli inglesi e i canadesi, poi Francia, Australia, Germania, Argentina e infine Italia. Attorno al 1927 in Italia vi era un'auto ogni 230 abitanti, mentre oggi il rapporto è di 1 auto ogni 1,6 abitanti.
Altrettanto limitata era la produzione, solo 55.000 nel 1928. In Italia la maggior parte delle vetture era di importazione, in particolare da USA, Francia e Spagna. Diversi, invece, i canali di rifornimento della benzina, che arrivava perlopiù dagli Stati Uniti, dalla Persia e dall'URSS.
Nonostante i numeri limitati vi era stato un cospicuo aumento negli anni precedenti: dal 1923, quando c'erano 53.000 vetture, le auto su strada erano più che triplicate, e tra il 1928 e il 1929 si era passati da 142.000 a 173.000. Le ragioni più meccanizzate erano quelle del centro-nord con in coda la Basilicata.
Milano era la città dove rilasciavano più patenti mentre i meno desiderosi di mettersi al volante erano i sardi.
Sulla starda, il caos dei primi anni faceva spazio alle prime regole: il primo Codice della Strada fu emanato nel 1933, ma già 10 anni prima erano stati presi i primi provvedimenti in merito, imponendo, tra l'altro, la circolazione sulla destra.
Come risulta dalle iscrizioni al registro automobilistico(PRA) il periodo preferito per l'acquisto dell'automobile era l'estate, vero e proprio boom nel mese di luglio: le imminenti vacanze erano il preludio alla tanto sognata automobile per cui gli italiani avevano risparmiato. Cominciava in quegli anni a delinearsi la rete autostradale, con l'inaugurazione Milano-Laghi, Bergamo-Milano, Napoli-Pompei e Roma-Ostia: le autostrade vuote invogliavano i novelli automobilisti ascatenarsi, al punto che gli incidenti erano frequenti, e con essi le sanzioni.
Nel 1928, oltre 200 patenti vennero ritirate a causa di investimenti stradali; più limitati gli eccessi di velocità e gli incidenti stradali generici. Complice l'assenza di etilometri, si contavano sulle dita di una mano le patenti sospese per "ubriachezza abituale", mentre risultava molto diffuso il fenomeno del "servizio pubblico abusivo", i classici tassisti senza licenza.
Tutte premesse a quell'epoca dell'auto che sarebbe esplosa nel giro di 20-30 anni, contribuendo a trasformare per sempre i nostri stili di vita.